La Shaken Baby Syndrome, ovvero “sindrome del bambino scosso”, indica quelle forme di abuso legate a violento scuotimento del bambino con conseguente trauma sull’encefalo e successive sequele neurologiche.
È considerata una grave forma di maltrattamento del neonato, in realtà non si tratterebbe di veri e propri maltrattamenti perché nella maggior parte dei casi le intenzioni dei genitori non sono di recare danno al bambino ma di farlo smettere di piangere. Ed è da non sottovalutare che il 70% dei genitori, ma forse anche di più, ignora totalmente che scuotendo il bambino si possono provocare gravi danni cerebrali.
Spesso in questa fase i genitori che provocano lo scuotimento non pensano di provocare danno al bambino, ritenendo di non aver scosso il bambino energicamente, o di essere stati attenti a non sballottare il capo, ignorando che a quei mesi anche scossoni leggeri, soprattutto se effettuati per più secondi, causano danni che inizialmente possono risultare invisibili poiché colpiscono il cervello, anche se il capo non viene sballottato.
Tutto ciò accade per mancanza di informazioni che dovrebbero essere date ai genitori, soprattutto i nuovi genitori.
La sindrome del bambino scosso rappresenta una forma di maltrattamento che può avere conseguenze drammatiche e la cui reale incidenza può essere davvero difficile da stabilire, non solo per la complessità della diagnosi, ma anche perché molte vittime non giungono all’attenzione dei medici.
Lo stress, le coliche neonatali, l’irritabilità del bambino, la mancanza di sonno, problemi personali e di coppia possono portare il genitore a scuotere il bambino per sfogare la tensione e la rabbia. Per questo è importante ricordare che:
I sintomi da riconoscere per la sindrome del bambino scosso sono abbastanza comuni:
Il maltrattamento, in questi casi, non consiste in un atto premeditato e razionale e suscita spesso grande angoscia e senso di colpa in chi lo ha compiuto. In caso si sospetti una sindrome del bambino scosso è bene rivolgersi immediatamente ad un pronto soccorso e allertare il proprio pediatra affinché disponga gli accertamenti necessari.
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